DIVAGAZIONI DI TERRA
Se la terra potesse parlare
Racconterebbe di albe e tramonti passate da lì
Di acque attese di vanghe dirompenti ricche di vita e di amore
I segni, poi, della terra come cicatrici aperte rivelano una terra viva
Che dal suo profondo riesce a raccontarsi
donandosi ad una radice,
facendosi solcare dall’acqua ,
serbando ricchezze nascoste,
lasciandosi incantare dal vento e accarezzare da un tralcio.
Profuma la terra di terra, e sola, al chiaro di luna
Aspetta il giorno e poi il giorno dopo in una attesa che è un dono
E nel silenzio parla di se
Se l’albero potesse parlare,
O meglio se l’Ulivo potesse parlare
Ci racconterebbe della sua cadenzata battitura
Come carezze, carezze decise, si, ma delicate
Che regalono dalla panna, gocce di oro giallo
Di un giallo profondo come solchi segnati
Sulle mani ormai dure e fredde
Che paiono ricordare la sua corteccia.
Se il mare potesse parlare
Ci direbbe di quante antiche genti lo hanno conosciuto
Ci parlerebbe della sua voce, suono, infranto tra le spume
A volte tenue, a volte potente
Ci ricorderebbe di quanti
Quadri vivi, regalati,
dai toni, ora gialli poi rossi poi viola,….poi neri delle notti d’estate
Delle fredde aurore mediterranee
Ci direbbe, poi, grazie
Per i profili frastagliati riflessi che a lui regaliamo, le fasce verdi di argento vivo
Le cornici bianche, laggiù e lassù vicino al cielo
E sulla costa I tratteggiati colori del calore materno come miraggi al ritorno dei nostri marinai.
Se le nostre genti potessero parlare
Nel silenzio, che li distingue parlerebbero i loro occhi
Profondi di fatica
Eleganti di virtù
Bassi, come la nostra terra
Sognanti verso l’orizzonte, blu
Ammaliati della sua natura
Creativi e Vivi di sogni ancora da regalare a chi vorrà incontrare
Se la pietra, ossa della nostra Madre terra potesse parlare
Si ergerebbe a valore
Per quanto ardite sono le sue cataste a secco
Come tessiture dai toni inglesi
che si fondono con altri nastri di terra sottili
Come a segnare e cadenzare una fatica
Incompresa, oggi,che come una spina dorsale cammina sul dorso delle nostre montagne
Questa terra che da noi si chiama scaglia,
PIETRA
Di una pietra EVANGELICA.
QUANDO PENSO ALLA TERRA
HO SEMPRE IN MENTE LA PIETRA
PERCHÉ LA TERRA QUI DA NOI NON SI VEDE.
Allora mi chiedo occupandomi di progetto di architettura di design,
Quanto dentro questa Valle ce n’è?
È quanto dentro di me.
Sapete cosa vuol dire DESIGN
DI PROGETTO DEI SUOLI QUI DA NOI CE N’E’ TANTO, ed è fortemente partecipato e percepito qui in valle argentina.
I MURI a secco
Se da sempre si fanno a secco perché li vogliamo imbrigliare con il cemento
Il muro a secco respira, beve. Acqua quando è tanta
È casa per animali utili alla terra
È calore per le piante in inverno quando il tiepido sole scalda le pietre
Serve per il fico che lo adora
I muri a secco sono la nostra risorsa
LE SCALE
Anch’essa architettura stupenda
Interne ed esterne
Nelle case le pietre a blocchi davano la giusta carenza di salita non più di 15 cm. perché l’ardesia così si spacca e allora non serviva fare l’alzata
E poi si consuma la pietra e per me questo è mistico, traccia di un passaggio di una storia di un tempo che passa e da li tanti sono passati
In esterno, poi noi progettisti ci ardiamo di poter dire che siamo capaci di fare una scala a pedate disegnata e realizzata
NON ABBIAMO INVENTATO NULLA i muri a secco hanno le pietre sporgenti, quelle più belle, più dure, meno lisce per superare dislivelli.
LE CASE
eleganti erano e lo sono quelle rimaste
Oggi per la voglia incontrollata di dimostrare, le stiamo rovinando
Ritorniamo alla purezza, i nostri antenati erano veri architetti: si faceva ciò che serviva e non di più
Muovere le pietre era fatica e noi progettisti le facciamo fare, non possiamo capire
Io progettista giovane sbarbatello pretendevo di insegnare
Così sono andato a imparare a fare il muratore a scavare marciapiedi E A FARE MURI A SECCO.
Oggi mi sento come un progettista arcaico come i miei antenati architetti inconsapevoli.
I SECCATOI
ingegneria pura semplice
Case da fuori macchine di dentro.
Un calore controllato e un tetto a ciappe che potesse far respirare come un polmone dopo che le castagne avevano preso tutto il caldo.
LE NEVIERE,
ALTA TECNOLOGIA E INGEGNERIA
realizzate a cono con il tetto inclinato, e poi coperto con frasche e terra.
Era la risorsa per conservare. Era il frigo, era la possibilità di regalarsi un po’ di refrigerio per l’estate … gelati e sorbetti.
La montagna dava alla costa, la costa dipendeva dal montagna
CARBONERE
prima in pietra e poi in legno, tecnologia, forni giganti BELLISSIMI COME BACHI POSATI, SU CUI ATTENDERE LA VITA, LA VITA CHE ERA IL FUOCO
L’alimentazione con il legno
L’aria da togliere e da dare, i canali di uscita, che avveniva naturalmente e da li capivi quando il carbone si era formato.
I RECINTI
design e arte, purezza di forma a una funzione da applicare ad un bisogno
I recinti diretti proteggono dal vento e dalla pioggia di stravento
E servivano per far strofinare il pelo alle pecore.
Disegni bianchi come graffiti naturali sui piccoli prati ritagliati sulle nostre pendici
LE VASCHE DI RACCOLTA DELL’ACQUA
che già dall’antica storia erano vera struttura per contenere acqua
In Cina il riso di alta montagna è coltivato grazie a cisterne una cadente sul l’altra,
Le saline di Maras in Perù, fatte in pietra, vasche una sull’altra che contengono acqua
In tutto il mondo ci sono esempi virtuosi di come la pietra può contenere acqua.
I PONTI,
certo come tanti in altri territori, ma questi erano 96 sul nostro fiume
È ne abbiamo di resti rimasti : circa 32 33
Architettura pura, un arco, e due muri di protezione, la semplicità
Come dire la capacità da sempre dei nostri avi di saper togliere il superfluo.
Quanto siamo capaci oggi di fare questo?
LE CHIESE,
ARTE DI FUSIONE, COSÌ LA CHIAMEREI,
Antropologia, architettura e uomo
perché completamente abbracciata dalla case intorno quasi come un abbraccio da dare e quasi come pilastro su cui aggrapparsi
A volte non la vedi passando nelle strette vie se non alzi gli occhi e scorgi un campanile, un po’ più ricco nelle fattezze ma sempre povero.
È soprattutto offerta a NORD significato che tante culture sono passate da qui, quella Cristiana che preferiva all’azimut solare come direzione e altre la direzione sud ovest e poi il solstizio.
Io non posso dimenticare
Quanta Architettura, ingegneria, tecnologia, design, insomma …
PROGETTO HO NELLA MIA TERRA
Ma soprattutto quanto AUTENTICITÀ che non vuol dire, spesso confuso con
ANTICO
VECCHIO
SUPERATO
OBSOLETO
ma vuol dire VERO
E IO CHE HO LA FORTUNA DI INCONTRARE ALTRI MONDI
QUI TROVO LA MIA AUTENTICITÀ
E IL MIO COMPITO È SOLO QUELLO DI FARLO CONOSCERE AL MONDO. SOLO COSÌ RIESCO A SENTIRMI VERO PROGETTISTA E CREATIVO.
Grazie per la VOSTRA bontà.
Tutto questo è sulla nostra terra allora
MANGIAMOLA QUESTA TERRA.
*Da un’idea di Mauro Olivieri sviluppata con il Maestro Cioccolatiere Silvio Bessone e con il Maestro Oliandolo Franco Roi, dopo due anni di lavoro, di progettazione e di esecuzione, sono finalmente nate le Terre da mangiare .
30 marzo 2016 at 14:22
…e questa poesia che fa male costringe e spinge i miei pensieri in un’unica direzione, là dove argilla e travertino coesistono, nelle crete senesi che, per sentirsi rispettate, sembra non chiedano altro che continuare ad essere calpestate, paesaggio lunare, il cielo mai così vicino alla terra, passato, presente e destinazione finale, per poi ricominciare lentamente, seguendo il ciclo delle stagioni e dell’uomo.