MONACO – Costruire per poi distruggere, distruggere per poi ricostruire. Da decenni a Monte Carlo va così, rubando anche spazio al mare per allargare gli orizzonti di cemento. Milioni di metri cubi di cemento continuano a colare lungo mare. Negli ultimi anni, se possibile, i cantieri sono ancora aumentati, di numero e di volume.
Completata la Odeon Tower, i grandi alberghi ai confini con Roquebrune e rifiniti i candidi e arrotondati Pavillions commerciali haute de gamme di fronte al Casinò, restano comunque molte le zone ad alta concentrazione di gru, ruspe, camion e martelli pneumatici in azione continuata.
Vibra tutto, è nell’aria, è per le strade, è nei parcheggi, specialmente in quello del Casino, dove si provano emozioni rare grazie alle perforazioni in un area contigua. Sarà anche tutto anti sismico ma fa un certo effetto trovarsi sotto di dieci livelli mentre la terra trema.
Di fronte alle vecchie Gallerie del Jardin d’Hiver va così, mentre nel blocco edilizio storico facente parte del Grand Hotel de Paris i lavori continuano senza sosta. Non c’è pace tra il cemento, neanche in vie defilate, dove sembra che ad un segnale convenuto tutti si siano messi a sistemare qualche cosa. Una pavimentazione, un marciapiede, un aiuola, un giardino ( tra i pochi rimasti ).
Appena fuori dal tunnel che porta dentro o fuori dalla Stazione SNCF, giù alla chiesetta Sainte Dévote esiste un piccolo angolo di pace, che forse lo sarebbe ancor di più se non ci trovassimo nella settimana che apre il Monaco Yacht Show.
Fuori dal tunnel un paio di anni fa la signora Liliana Morandini, originaria di una famiglia benestante bresciana decise di aprire qui il suo Gran Caffé con ambizioni proporzionate all’investimento. Non fece mancare nulla: energie economiche, progettistiche, di design e, neppure risparmiando sul capitale umano, pretendendo però una qualità degna del luogo e per ogni ruolo coperto.
Ma non sempre i progetti e le aspettative si risolvono in pratica come lecito aspettarsi, e così oggi il Gran Caffé Monte Carlo non rappresenta più un raffinato ristorante contemporaneo ma una gradevole situazione di passaggio e di assaggio, meno impegnativo che nelle intenzioni primarie.
Caffé, gelato, aperitivo, light lunch ma anche piatti di un certo spessore. Dal panino prosciutto e formaggio al filetto di manzo al tartufo. Questo recita la carta, attraversando un mondo di prodotti volutamente italiani: materie prime per la cucina, vini, gelati e condimenti. Ci sono pure gli oli e gli aceti dei nostri amici Roi e Mengazzoli, in un angolo di relax, in questo cubo di vetro che ci isola dalla caotica Monte Carlo.

Insalata di polpo alla greca: in questo periodo lo chef è pugliese, e subisce piacevolmente le influenze ioniche.
foto gdf per Mauro Olivieri blog
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