LEGNANO (MI) – Un bicchiere rovesciato al centro della tavola attira l’attenzione. Anzi no, non è un bicchiere, forse un’ampolla, però forata nella parte panciuta ed anche alla base del teorico bicchiere, che così diventa un oggetto design, un porta fiori, un centro tavola minimale, un bicchiere da vino capovolto che ingloba acqua, una contraddizione che invita per lo meno a soffermarsi sull’oggetto. Obiettivo raggiunto.
Intorno, come ormai possiamo notare spesso nella moderna ristorazione, sono il bianco e le tonalità chiare del grigio a dominare, insieme al vetro e al legno chiaro naturale, satinato. Luce naturale sostenuta da faretti diffusi dall’alto. Luce amplificata da “colori” che ne ammorbidiscono l’incidenza. I tempi dei neri assoluti dei ristoranti progettati da Slàvik e i suoi emuli sono lontani, e quegli arredi, proprio quelli del Jules Vernes parigino “noir et gris”, ormai finiti all’asta dopo le glorie oscure all’ombra del primo piano della Tour Eiffel. Chi non riuscì mai a prenotare un tavolo lamentando il tutto esurito, alla fine, uno di quei tavoli se lo è potuto comprare qualche anno fa.
Si allontanano i tempi dove furono i colori sfacciati a dominare arredi e pareti, per giunta rinforzati da mille suppellettili. Epoca successiva a quella delle boiserie lucide (perlinati) e da quadri messi lì, tanto per riempire un buco sul muro. Oggi, non solo nelle grandi città, si punta sulla pulizia delle linee e sull’essenzialità, che però deve essere supportata anche da ciò che arriverà nel piatto, essendo questo comunque un ristorante, dove si va prima di tutto per mangiare, aspettandosi qualche cosa di congruo e coerente al contesto.
Questo curato progetto è stato messo a punto e completato recentemente a Legnano, centro di 60.000 abitanti della provincia di Milano, località non particolarmente nota ai gourmet, perché quasi mai al centro della loro attenzione. Qui, in un vicolo assai protetto e defilato dal traffico, sia motorizzato che pedonale, i fratelli Davide e Claudio Ceriotti hanno messo a fuoco un’idea e realizzato un luogo dell’ospitalità a 360° in uno spazio che contiene un cocktail bar, che vuole rappresentare un classico nelle proposte in un ambiente moderno, e un ristorante innovativo guidato dal giovane chef Alberto Buratti, che arriva da ben tre esperienze tristellate, in Italia e all’estero.
Esiste inoltre uno spazio cantina conviviale, uno all’aperto che coincide con il bar, con il ristorante e la sua cucina a vista, ed infine con l’accesso ai piani superiori dove sono stati recuperati spazi di un’altra epoca, riportandoli alla contemporaneità attraverso una ristrutturazione che ha dato vita a otto camere dotate dei confort più moderni.
La cucina segue il fil rouge, fine ed elegante, concentrata nei sapori e raffinata nelle presentazioni al piatto. Qui il bianco e il grigio danno spazio ai colori ed ai sapori, proprio sottolineati dai quei toni sobri e luminosi del bianco e del grigio chiaro.
Qualche piatto dello chef Alberto Buratti
foto gdf per Mauro Olivieri blog
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