GENOVA – Mangiare con le mani, anzi, con l’ultima falange delle dita, possibilmente evitando di sporcarsele di olio o di salse. Mangiare in punta di dita, questo uno degli scopi primari del finger food, sport estremo in caso di cuochi maldestri, quelli che non pensano che il finger food deve sì essere un atto istintivo e primario, ma civilizzato e attualizzato al XXI secolo, epoca in cui si organizzano eventi di vario genere, dove gli invitati subiscono decine di distrazioni dal cibo, complementare ad attività cerebrali diverse.
Si arriva all’evento abbigliati in maniera consona, si conoscono persone “nuove”, ci si saluta, si incontrano vecchi amici, si scambiano chiacchiere rituali, si osservano oggetti, si guardano video, opere d’arte, scollature e tacchi alti.Con in mano un bicchiere. Le sollecitazioni mentali sono molte.
Pericolosamente ci si avvicina a buffet improvvisati, dove c’è l’impossibile, nel senso della difficoltà di approcciarsi cibi oleosi, lunghe fette di prosciutto da prendere in punta di stecchino, schegge di formaggio che si sbriciolano in mano, bicchierini profondi dove andare a pesca di cous cous con una improbabile forchettina … no, no … il finger food civile è un’altra cosa. Non deve essere uno sport estremo ma un piacere da condividere senza subire.
Macchie sulla camicia, sulla giacca, sulla cravatta (alcuni la usano ancora), e sul polsino intriso dalla colatura di condimento uscito dal millesimo ed inutile canapè oleoso o, dal milionesimo tramezzino stoppaccioso che blocca il dialogo in gola. Salse che schizzano fuori addentando un micro panino, bruschette che vanno in mille pezzi alla minima pressione di indice a pollice …
Ma finalmente arrivano i nostri. Ecco alcuni esempi di finger food radicati nella storia della cucina ligure ma resi disponibili alle dita e alla bocca in maniera coerente allo scopo. Pulizia del gusto e delle dita, e di misure adeguate alla bocca.
Alcune idee di finger food da tavolo o da mangiare anche in piedi, potendo sostenere nell’altra mano un bicchiere e potendo continuare a parlare, anche se non sta bene con la bocca piena, perché quando è buono ed è bello, l’attenzione si sposta su queste piccole e preziose composizioni dei tre giovani moschettieri della cucina genovese.
foto gdf per Mauro Olivieri blog
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