Diarchia. Forse è proprio questo il termine che più calza a questa originale soluzione che congiunge il food al design in maniera efficace quanto ingegniosa. Il giocatore di Lego non si annoierà mai, perché le soluzioni di un progetto costruttivo non si esauriranno mai. Ma dietro di lui incombono agavi di Saverio Chiappalone e rospi di Cattelan dal significato incerto in questo contesto.
Questa non è una torta, e quello non è un Lego di dimensioni normali, e forse neppure realizzato nel materiale tradizionale. Ma anche chi ci gioca non sembrerebbe ciò che è, ruolo che si rivelerà solo al momento del pranzo o della cena, quando l’appassionato e profondo conoscitore di oggetti di design coprirà la maglietta sciorinata senza castigatezza con un’immacolata giacca di cuoco professionista. Philippe Stark e Nino Bergese possono coesistere?
Possono: Philippe all’ingresso in due enormi vasi rossi e l’energia trasmessa da Nino in cucina, per via della famosa scuola alberghiera genovese dove Fabrizio ha studiato. Le Guide gastronomiche che si sono appuntate questo indirizzo lo individuano così: Casa e Bottega Restaurant & Shop. Connotazione non originalissima se associata alla somministrazione e l’asporto di cibi o vini, mentre quando si tratta di vendere oggetti d’arredamento moderni o di modernariato, resi disponibili insieme ad una cucina sostanzialmente tradizionale … ecco, questo è abbastanza diverso da quanto immaginabile.
Accostare nella lettura del pomeriggio, il listino di un distributore di alimenti di nicchia a quello di un selezionatore di opere di design legate a doppio filo con gli spazi living o di cucina non è così banale, ne’ agevole. Bisogna saper cambiare tema. Non essere monotematici. Un Piano B è sempre meglio riservarselo. Una posata di Diesel potrebbe, se presa nell’altro senso, diventare una chiave per sbullonare una situazione troppo statica.
Qui ogni oggetto ha un nome ed un cognome, non scelto da Fabrizio -il nome dell’oggetto- che ha avuto però il senso del gusto personale atto a renderlo disponibile qui -da usare, guardare o comprare- in uno spazio polivalente, che potrebbe diventare pure show room per performance artistiche; quest’ultime magari da realizzare in piazzetta e poi riproponibili nel risultato pratico all’interno.
Un nome ed un cognome ed una progenie certa, che potrebbe essere passata attraverso un’idea trasformata in progetto e poi diventata oggetto. Un passaggio cerebrale che poi si è concretizzato, diventando parte della vita di ciascuno, ideatori e utilizzatori.
La sedia di plastica riciclata dalle bottiglie della Ferrarelle dice parecchio. Perché è verde. Oggi si trovano, certo, ma più spesso rosse o blu. Non puoi avere tutte le forme e i colori come nei mattoncini del Lego.
Il bello e il buono, l’originalità e la provocazione, la condivisione di un pasto che va ben oltre il senso “de pancia”, che Fabrizio non possiede, nel senso della forma arrotondata dell’addome, forse proprio perché ci va più di testa, più di intenzione, e sicuramente anche di cuore, il motore di ogni progetto.

Il vino nel cilindro del ghiaccio, ma c’è anche la bombetta. By Marcantonio Raimondi Malerba per Seletti. Si chiama “Chapeau”
foto gdf
1 marzo 2016 at 20:36
Originalissimo!!! Complimenti!!!